Oggi e l'Unità day: alle 14.30 a Roma in tanti siritroveranno per il rilancio di un giornale libero che sappia raccontare le nuove sfide della sinistra di oggi.
11 anni fa in un'altro grave momento di crisi, Michele Serra scrisse il seguente articolo che mi pare essere anche oggi attuale:
"La vecchia Unità e molto malata. C'è un editore che vuol far quadrare i conti che non quadrano , e ne ha il diritto. Ci sono giornalisti che difendono il posto di lavoro, e ne hanno il diritto. Lei però è qualcosa in più di un editore e di un gruppo di giornalisti. Qualcosa di terzo rispetto al tardizionale dualismo delle parti in lotta. E' la sagoma inconfondibile della sua testata, è il cappellino di carta dei muratori del dopoguerra, è il grosso pacco con lo spago che i diffusori ritiravano la domenica mattina, è il giornale che gli operai comunisti dovevano nascondere entrando in fabbrica, è il giornale che stava in tasca a Berlinguer, è Melloni-Fortebraccio e Lajolo-Ulisse, è il faticoso tracciato di parole che persone quasi analfabete compitavano a fatica per darsi dignità e coraggio, è tre generazioni almeno di italiani di sinistra, intellettuali e popolo, che ogni mattina l'hanno portata con se. E' per molti di noi, un quasi fedele riassunto della nostra vita: gli anni peggiori e gli anni migliori, le bugie e la verità, le buone e le cattive battaglie, una bandierina di carta che chi più chi meno abbiamo tutti sventolato come per sventolare noi stessi. Tutti i giornali hanno un'anima. Ma per vedere l'anima de l'Unità ci basterebbe riuscire, almeno una volta ancora, a guardarci in faccia."
Da L'Unità del 14 novembre 1997.
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