mercoledì 27 febbraio 2008

Lacrime infinite


Per i primi 22 anni della mia vita ho aspettato mio padre tornare alla sera.

Specialmente l'ho aspettato con molta più ansia da un giorno di sette anni prima quando tornò a casa con la faccia piu' triste che io mi ricordi di lui.

Faceva il muratore mio papà.

Dieci, a volte anche 12 ore al giorno su una impalcatura a decine di metri di altezza. Senza protezioni di nessun tipo. Un terno al lotto con la vita ogni momento di ogni santo giorno per portare a casa poche migliaia di lire nel senso letterale del termine. Se protestavi la risposta era: "stai a casa, di morti di fame ne troviamo quanti vogliamo".

Quella sera, quando avevo 15 anni, e' stata l'unica volta in tutta la mia vita che ho visto piangere mio padre.
Un suo compagno era precipitato ed era morto li sotto, davanti ai suoi occhi e quelli degli altri.

Un attimo di distrazione, un urlo, un volo di venti metri e tutto se ne va, quello che hai e quello che speravi di avere.
Una breve indagine, qualche giorno di fermo dei lavori e poi tutto riprese come prima. "Sapete, gli operai spesso non rispettano le norme di sicurezza". Sarà questo. Sarà questo.
Sono passati 23 anni e niente è cambiato.
E ogni volta che apprendo la notizia dell'ennesimo morto in cantiere è come se quelle lacrime di quella sera non fossero mai finite.
La politica ha fatto poco, direi praticamente nulla per arginare questa mattanza. E nessuno si può ritenere innocente, nessuno.

Nel 2007: 1017 morti, 25000 invalidi permanenti (ufficiali).

La guerra civile dei nostri giorni. Ha fatto più morti che l'infinito conflitto israeliano-palestinese.
Qua come là, funerale dopo funerale tutto resta come prima.

E' inaccettabile. Veramente inaccettabile.


lunedì 25 febbraio 2008

Standing ovation


Nessuna immagine può essere piu simbolica di questa per chiudere l'ombra lunga della violenza politica degli anni 70. Ce l'hanno regalata ieri la palottomatica durante il passaggio di consegne fra Veltroni e Rutelli due famiglie segnate da una tragedia immensa avvenuta negli anni di piombo. Un sincero abbraccio pubblico fra la madre di Valerio Verbano, il militante dell'ultrasinistra ucciso 28 anni fa in casa dai sicari che lo aspettavano dopo aver legato i genitori e Gianpaolo Mattei, il fratello di Virgilio e Stefano, i due appartenenti al Msi, morti nel rogo della loro casa di Primavalle a cui avevano appiccato il fuoco gli extraparlamentari di sinistra di Potere Operaio.
Un piccolo gesto carico di significato per evidenziare una volta ancora l'idea di città e di società che ci appartengono e che segnano una netta differenza con la destra italiana.
Grazie.

giovedì 21 febbraio 2008

I pendolari della notte


E poi ci dicono che la nostra è una società libera e democratica. Dove c'è una informazione libera e democratica. Oggi tra le notizie clou in Italia c'è il rifiuto di Aida Yespica a candidarsi con Berlusconi. Grazie mille.
Ma non parla nessuno di un tragico fatto che riguarda seimila bambini e che si ripete ogni santa notte di ogni santo giorno in Uganda.
"Rigore è quando arbitro fischia", diceva il vecchio mister Boskov.
Si potrebbe parafrasare questa affermazione dicendo"fatto è se telegiornale lo trasmette".
Restano pochissimi angoli di verità su quello che accade a poche ore di volo da noi e che colpisce gli esseri umani più indifesi. Fra questi angoli di verità c'è Peace Reporter dove ci raccontano quello accade al calar del sole nel paese africano:
Uganda, la notte fa paura
Migliaia di bambini fuggono ogni sera dai ribelli. Sono i pendolari della notte

Li chiamano night commuters, i pendolari della notte. Sono i bambini dei distretti settentrionali dell’Uganda, che a sera si dirigono a migliaia nelle città dai villaggi circostanti per sfuggire agli attacchi dei ribelli del Lra (Lord’s Resistance Army). Costretti a dormire per anni in ripari di fortuna, ora vengono ospitati in centri creati ad hoc dalle organizzazioni umanitarie. Portandosi dentro i racconti e le cicatrici di una guerra che dura ormai da vent’anni.

Principali vittime. Non è un’esagerazione dire che i bambini sono le principali vittime di questa guerra: il gruppo ribelle guidato da Joseph Kony è composto per l’80 percento da bambini-soldato, rapiti durante i raid nei villaggi e costretti a diventare guerriglieri, semplici portatori o, nel caso delle bambine, schiave sessuali dei capi ribelli. Si calcola che dall’inizio del conflitto siano circa 30 mila i bambini rapiti. Molti di questi sono morti, molti altri, fortunatamente, sono riusciti a fuggire. Ma per chi viene ripreso la sentenza di morte è la regola. E, cosa ancora peggiore, eseguita dai suoi stessi “commilitoni”, obbligati a uccidere questi piccoli disertori a bastonate o, nei casi peggiori, a morsi. I ribelli sopravvivono così da vent’anni, saccheggiando i villaggi nord-ugandesi ridotti ormai allo stremo, tanto che il 90 percento della popolazione della zona vive nei campi per sfollati organizzati dal governo. Anche se il conflitto sembra aver superato la fase più acuta (dove i ribelli potevano contare su una forza di tremila “soldati” a fronte dei circa 500 attuali), la guerra è ancora lontana dalla conclusione.

Pendolari notturni. Per far fronte all’emergenza i bambini hanno deciso di organizzarsi da soli: a sera, circa 6 mila di loro lasciano i villaggi e raggiungono le città di Kitgum e Gulu, maggiormente protette, per dormire là e sfuggire agli attacchi notturni dei ribelli che si concentrano in campagna. Un fenomeno che dura da alcuni anni, e che nei primi tempi vedeva i bambini alloggiati in strutture di fortuna: ospedali, stazioni degli autobus, case abbandonate, col tempo sostituite da strutture messe in piedi da organizzazioni umanitarie sia internazionali che locali. PeaceReporter ha sentito Zachariah Otto, coordinatore della Charity for Peace Foundation, nata nel 2003 e operante a Gulu assieme a altre ventidue associazioni. “L’emergenza vera e propria è passata, visto che ora ospitiamo circa 300 bambini a notte. Ma nei momenti peggiori siamo arrivati a 6 mila…”. Un lavoro oscuro ma utilissimo, senza ricevere un soldo dal governo ugandese: “Non abbiamo donatori fissi, ci aiutano varie associazioni e agenzie umanitarie, come l’Unicef. Le autorità ci forniscono solo i soldati per la sicurezza nostra e dei bambini”.
Attività collaterali. Il lavoro dell’associazione non è però limitato all’alloggio per i piccoli ospiti. “Portiamo avanti attività ricreative, come danze tradizionali e lezioni religiose la domenica, incoraggiando sempre i bambini a fare ritorno alle proprie case durante il giorno”, conferma Zachariah. Il rischio infatti è che la separazione finisca per disgregare le famiglie e quindi la società, che è poi l’obiettivo a cui mirano i ribelli con i rapimenti e gli attacchi dei bambini-soldato ai loro stessi villaggi e ai parenti. La continuazione del conflitto rischia di fare dei giovani attuali una generazione perduta, anche perché fino alla fine della guerra non sarà possibile avviare programmi di sviluppo nel nord del Paese. Per questo i colloqui di pace, cominciati un anno fa ma ormai arenatisi, hanno un’importanza fondamentale. “Qui la gente rimane fiduciosa” conclude Zachariah, “e parte dei ribelli sembra voglia sinceramente finirla con questa guerra”. Sperando che un giorno non troppo lontano le porte della Fondazione si chiudano per sempre. Per mancanza di ospiti.

mercoledì 20 febbraio 2008

Ciao Fidel, nel bene e nel male


Fidel Castro dopo più di mezzo secolo anche a causa di una grave e penso terminale malattia, lascia il potere al fratello Raul.
E' evidente la portata storica di questo passaggio.
Non voglio dilungarmi sui suoi meriti ( incontestabili) e demeriti (incontestabili).
Penso però che la vicenda cubana vada sempre giudicata nel contesto di una parte di continenete, l'america latina, che ha vissuto e vive tutt'oggi vicende ben peggiori e delle quali non si parla mai; e vada anche giudicata in un contesto di embargo da parte degli Stati Uniti che va avanti nonostante sia cambiato il mondo solo per accapararsi i voti dei cubani di Miami.
Tutto questo naturalmente non giustifica il carcere per reati di opinione o peggio come è accaduto piu' volte la pena di morte. Ed è auspicabile che la nuova dirigenza sappia traghettare il paese verso una società autenticamente democratica, una nuova via al socialismo cubano.
Fidel spesso ha affermato: "la storia mi assolverà".
Se per assurdo si potesse scommettere su questa affermazione, io qualcosa mi giocherei.

lunedì 18 febbraio 2008

l'anima di un quotidiano

Oggi e l'Unità day: alle 14.30 a Roma in tanti siritroveranno per il rilancio di un giornale libero che sappia raccontare le nuove sfide della sinistra di oggi.

11 anni fa in un'altro grave momento di crisi, Michele Serra scrisse il seguente articolo che mi pare essere anche oggi attuale:

"La vecchia Unità e molto malata. C'è un editore che vuol far quadrare i conti che non quadrano , e ne ha il diritto. Ci sono giornalisti che difendono il posto di lavoro, e ne hanno il diritto. Lei però è qualcosa in più di un editore e di un gruppo di giornalisti. Qualcosa di terzo rispetto al tardizionale dualismo delle parti in lotta. E' la sagoma inconfondibile della sua testata, è il cappellino di carta dei muratori del dopoguerra, è il grosso pacco con lo spago che i diffusori ritiravano la domenica mattina, è il giornale che gli operai comunisti dovevano nascondere entrando in fabbrica, è il giornale che stava in tasca a Berlinguer, è Melloni-Fortebraccio e Lajolo-Ulisse, è il faticoso tracciato di parole che persone quasi analfabete compitavano a fatica per darsi dignità e coraggio, è tre generazioni almeno di italiani di sinistra, intellettuali e popolo, che ogni mattina l'hanno portata con se. E' per molti di noi, un quasi fedele riassunto della nostra vita: gli anni peggiori e gli anni migliori, le bugie e la verità, le buone e le cattive battaglie, una bandierina di carta che chi più chi meno abbiamo tutti sventolato come per sventolare noi stessi. Tutti i giornali hanno un'anima. Ma per vedere l'anima de l'Unità ci basterebbe riuscire, almeno una volta ancora, a guardarci in faccia."

Da L'Unità del 14 novembre 1997.

giovedì 14 febbraio 2008

A luci spente

M'ILLUMINO DI MENO 2008
Giornata Internazionale del Risparmio Energetico
Per il quarto anno consecutivo Caterpillar, il noto programma di Radio2, in onda tutti i giorni dalle 18 alle 19.30, lancia per il 15 febbraio 2008 "M'illumino di meno", una grande giornata di mobilitazione internazionale in nome del risparmio energetico., per sostenere il protocollo di Kyoto.
Dopo il successo delle passate edizioni, Cirri e Solibello, i conduttori di Caterpillar, chiederanno nuovamente ai loro ascoltatori di dimostrare come il risparmio sia una possibilità concreta e reale a cui attingere oggi stesso per superare i problemi energetici che assillano il nostro paese e gran parte delle nazioni del pianeta. L'invito rivolto a tutti è quello di spegnere le luci e tutti i dispositivi elettrici non indispensabili il 15 febbraio 2008 dalle ore 18. Semplici cittadini, scuole, aziende, musei, gruppi multinazionali, astrofili, società sportive, gruppi scout, istituzioni, associazioni di volontariato, università, cral aziendali, ristoranti, negozianti e artigiani uniti per diminuire i consumi in eccesso e mostrare all'opinione pubblica come un altro utilizzo dell'energia sia possibile.
Buone abitudini per il 15 febbraio (e anche dopo!)

1. spegnere le luci quando non servono
2. spegnere e non lasciare in stand by gli apparecchi elettronici
3. sbrinare frequentemente il frigorifero; tenere la serpentina pulita e distanziata dal muro in modo che possa circolare l'aria
4. mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle l'acqua ed evitare sempre che la fiamma sia più ampia del fondo della pentola
5. se si ha troppo caldo abbassare i termosifoni invece di aprire le finestre
6. ridurre gli spifferi degli infissi riempiendoli di materiale che non lascia passare aria
7. utilizzare le tende per creare intercapedini davanti ai vetri, gli infissi, le porte esterne
8. non lasciare tende chiuse davanti ai termosifoni
9. inserire apposite pellicole isolanti e riflettenti tra i muri esterni e i termosifoni
10. utilizzare l'automobile il meno possibile e se necessario condividerla con chi fa lo stesso tragitto.
E ricordati di spegnere tutte le luci e i dispositivi elettrici non indispensabili venerdì 15 febbraio alle ore 18!